Videopoesia, questa sconosciuta.

Poesia. Molti la scrivono, pochi la leggono, ancora meno la ascoltano. E quasi nessuno la guarda. L’abbinamento tra immagini e parola poetica  è difficile. Se c’è una storia, illustro la storia. Se ci sono dei personaggi, li faccio vedere, li faccio muovere, li faccio parlare. Ma se la storia non c’è? O se ci sono più storie possibili, molte immagini intrecciate tra loro, indefinite, contraddittorie, fuori dalla logica comune? Il rischio di tradurle in un video è quello della semplificazione, della banalizzazione. E perché poi dovremmo farci suggerire delle visioni da qualcun altro, quando il bello della poesia è che le visioni, i pensieri, riescono a sottrarsi alle solite evidenze, seguono percorsi più nascosti e privati? Forse l’unica soluzione è che il video trovi una via tutta sua, parallela alle immagini ma individuale. Che segua e potenzi l’atmosfera delle parole, rinunciando a illustrarle, e trovando un suo personale stile. Questa è stata la scelta della videomaker Barbara Bernardi, che ha girato un video su una mia poesia, vincendo il primo premio per la sezione di videopoetry al Concorso internazionale di Letteratura Città di Cattolica.

Una curiosità: il video è stato girato in uno dei posti più affascinanti della ex Berlino est, il palazzo della Funkhaus, ora in parte chiuso al pubblico in parte adibito ad atelier di artisti, con i suoi meravigliosi studi di registrazione anni Sessanta.

Ed ecco qui il video, con la voce dell’attore Carlo Loiudice.

Link

Immagine tratta dal film "Oh boy"

Immagine tratta dal film “Oh boy”

 

A Berlino si mangia ad ogni ora

 

A Berlino si mangia ad ogni ora.

A Parigi i bar hanno palpebre pesanti.

C’è chi ha unghie colorate di rosso;

sul tavolo dispone bistecche

come per un solitario

gioco di scacchi

 

Sul tavolo appassiscono le voci;

lui tra poco, a casa,

cucinerà le bistecche

(nessuno saprà mai

come è grande la sua cucina).

 

A Berlino si mangia ad ogni ora.

I döner che girano nella notte,

loro conoscono ogni cosa,

loro sanno tutto. I döner che girano

nella notte e chi si intirizzisce

per due polpette.

 

Se vai a dormire

ti addormenti tranquillo

perché fuori, nel buio, qualcuno sta mangiando

e si guarda le mani e si chiede

se sono ancora intatte e per quanto e poi

chiede un tovagliolo, chiede una forchetta.

 

E quando ti svegli ti svegli

sapendo che fuori gli operai

già in pausa con i cetrioli nei panini

fumano e riflettono sul destino

dei baracchini

che hanno venduto le palpebre

 

e al mattino le mamme soffriranno

di aver perso i loro bambini

si abbracceranno nei caffè piangenti

piangendo abbracciandosi

faranno colazione e poi rideranno

e scapperanno lontano, ma torneranno al bar

per l’ora di pranzo –

 

e guardandosi intorno

giovani dalle giacche troppo larghe

stropicceranno i fazzoletti

e chiederanno

se nel riso c’è il glutammato,

 

mentre senza dirsi nulla le coppie

si divideranno le bacchette e il silenzio

se lo faranno impacchettare

per poi portarselo anche a casa,

che comunque a casa non gli servirà, se non

per un lontano futuro:

 

perché a Berlino si mangia ad ogni ora

e loro sicuramente

usciranno a cena

o anche alle cinque, per uno spuntino;

e forse c’è anche chi mangia

nascosto in cucina,

ma una persona così, qui, non l’ha conosciuta

nessuno.

 

 

Poesia tratta dalla silloge “Lettere all’amministrazione del condominio”, LietoColle, 2014.

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Berlino città poetica. E politica.

Taksim Square Book Club

 

Se siete dalle parti di Berlino e vi piace la poesia non mancate il quindicesimo Festival della Poesia berlinese che comincia giovedì prossimo.

È un festival che fa le cose in grande: una serata inaugurale  nella rinomata Akademie der Künste con nomi di grande richiamo,  e in diversi quartieri della città – dai più vivaci come Kreuzberg e Neukölln, ai più posati come Charlottenburg, a quelli con la fama di “difficili” come Lichtenberg – si terranno letture informali gratuite e di facile accesso, i cosiddetti Poets Corner.

Ma in particolare c’è una serata che io non ho intenzione di perdere. È sabato 7 giugno ed è tutta dedicata alla poesia sorta parallelamente al movimento di contestazione di Gezi Park.
Ve lo ricordate, Gezi Park? Una pacifica protesta per salvare il poco verde del centro di Istanbul si è trasformata l’anno scorso, a causa della violenta repressione e censura del governo, in una protesta nazionale.

Ma che c’entra la poesia con la protesta? L’opera poetica non è un qualcosa di personale, individuale,  oppure qualcosa che viene sempre dopo, quando la protesta è finito, e al massimo è capace di raccontarla e rielaborarla nei versi?

Sicuramente non in questo caso: per esempio, durante le silenziose proteste degli “standing men”, “duranadam”, venivano lette e distribuite opere poetiche (è diventato un’icona il ragazzo che leggeva ad alta voce in piedi davanti ad una ruspa); versi venivano scritti sulle facciate delle case e dappertutto venivano organizzate letture e performance di poesia.

Sono molto curiosa di vedere, e ascoltare, gli ospiti presenti all’evento.  Nonché di vedere che pubblico sarà presente, e con che modalità, visto che a Berlino risiede una larghissima comunità turca. Sono anche curiosa di ascoltare il concerto finale: rap turco (non ci capisco niente, ma pare abbastanza arrabbiato) della band Panzehir.

Se invece vi incuriosisce il rapporto tra poesia e arti visuali, soprattutto video, la serata di domenica 8 giugno, con la “serata del film poetico”.

Qui il programma del festival, in inglese:

http://www.literaturwerkstatt.org/en/poesiefestival-berlin/programm-2013/gesamtuebersicht-201