Ci risvegliamo dal torpore estivo con un ospite dal linguaggio raffinato e denso. Lorenzo Morandotti le parole le usa per lavoro (è giornalista) e per passione (scrive poesie ma anche aforismi). Lo caratterizza uno stile asciutto, concentrato, e una costante attenzione per il lessico e per le sue valenze, per i raccordi segreti che si installano tra concetti apparentemente distanti.
Gli chiediamo subito: Perché scrivi poesia?
Mi mantengo vendendo parole, come minimo devo risarcirle di suoni e significati dopo averne abusato, non vi pare?
Quali sono i primi versi di una poesia o di una canzone che ti vengono in mente?
L’invitation au voyage
Mon enfant, ma soeur,
Songe à la douceur
D’aller là-bas vivre ensemble!
Aimer à loisir,
Aimer et mourir
Au pays qui te ressemble!
…Il caro Baudelaire
E se dovessi consigliarci consigliarci un libro?
Torno sempre ai “Pensieri” di Marco Aurelio, gira e rigira. Tutto il resto è superfluo.
Qual è la tua città “poetica” per eccellenza?
Assisi, una sedia e un tavolino sotto la Volta Pinta, con i suoi segni bizzarri e grotteschi. Uno dei luoghi più sereni dell’universo. Lasciatemi pure lì e dimenticatevi di me.
E ora quattro sue poesie, tratte rispettivamente dalle raccolte Musica per nei (le prime tre) e Nero Euridice (la quarta).
Cloroformio
Dietro la curva c’è il riposo
non altro di noi.
Partono case bruciate
l’albero geme di nascosto
fiorisce un punto
di corolle e aromi,
una sagoma limite rivela:
«Siate candidi come serpenti»
***
Quel miele
Sarà forse il bollitore
il suono della pioggia
ma penso mia sorella
le ore che non visse
a quello poi durato
solo per metà,
a chi mai fecondata
faceva da corriere
Disarmo e pane sei
vento e mormorio
duna che prende
mio alfabeto e guaio
Vela sei, relitto
gelo in controluce
altare di vigilia
Hai un volto d’uva
veglio per non deluderti
come farebbe un cane.
Nascere è la nostra storia,
insegue la faccia
di quello che siamo
Saltella nel cilindro primavera
acqua sei
che danza in acqua
meglio dei coralli
dipingi sulla schiena
oceani dentro fiori
***
Fiamma
6 settembre
La mano che apre
non ha bisogno
nemmeno dell’altra
La luna se invecchia fiorisce
nel cono dell’ombra
fa l’anagramma
e poi lo dimentica
L’acqua è grata, sa
dove piovono
le ciglia quando cadono:
stanno ferme a mezzanotte
poi non le trovi più
***
Del civile errore
L’odore del mattino
al posto di preghiera,
la testa del bambino
vede solo cibo vede
resina e lumache
lo spigolo indumento
È solo una foto ma ti guarda
fata neutra
dalla cenere biscotto
A naso mezzanotte
il corpo fende l’aria
utile e preciso
in calce alla sua meta
una bicicletta cade
priva di conducente
per questo dico urgente
fare benzina
di quello che vedi
La stanza dove si erano picchiati
è già piena di fuoco
ma le tenebre che l’orlo situava
lontano dalla pioggia dalle braci
vibrano in silenzio
L’anno del reato possa dire
dove sta la differenza
fra la terra e gli eroi:
la mia anima è umana
come tutte le vostre
Lorenzo Morandotti è nato a Milano nel 1966. Giornalista, lavora al “Corriere di Como”, abbinato al “Corriere della Sera”, dove cura anche l’inserto settimanale dedicato al tempo libero “Vivicomo”. Collabora con il periodico di letteratura “Satisfiction”. Ha pubblicato la raccolta di poesie “Respirazione” (Manni, 2001) e varie plaquettes abbinate a opere di artisti (per gli editori Pulcinoelefante, Lithos, Il Salotto). Ha appena pubblicato la raccolta di prose “Crani e topi” nella collana “Ars Amandi” dell’editore ES di Milano.