Pier Paolo Pasolini a Berlino

Pier Paolo Pasolini  e Anna Magnani

Pier Paolo Pasolini e Anna Magnani

„Occhi, tornate occhi! Io riconosco / ciò che conobbi: sole e solitudine“.

Pier Paolo Pasolini è una figura tuttora per certi versi abbagliante, incandescente: non solo per la sua centralità politica, intellettuale, per l’essere stato la coscienza critica di un’epoca, ma per la temperatura altissima del coinvolgimento personale che traspare da ogni sua opera, unita a una freddissima lucidità.

A Berlino il Martin Gropius Bau ospita una mostra itinerante (già stata a Roma e prossimamente a Parigi e Barcellona) dedicata a Pasolini e al suo viscerale rapporto con Roma. Una mostra purtroppo tanto ricca di materiale quanto povera di spiegazioni. La figura dell’intellettuale, poeta, romanziere, regista (e pittore) è restituita con un’abbondanza di spezzoni, fotografie e materiale d’archivio, ma con pochissime tavole esplicative che li contestualizzino.

Il risultato è quello di una mostra difficile, che lascia ai non addetti ai lavori tanti punti interrogativi, e che rende la complessità di Pasolini ancora più inaccessibile per chi già non la conosca approfonditamente – e non conosca altrettanto bene l’ambiente politico e culturale italiano di quegli anni. Piccolo esempio: i carteggi non vengono accompagnati da nessuna presentazione, nemmeno breve, della figura del destinatario; Pasolini polemizza con Ennio Flaiano, ma se un visitatore non esperto di letteratura italiana (e suppongo che saranno parecchi, in Germania) ignori chi esso sia, continuerà a ignorare anche il perché e il percome della polemica.

Unico vero intervento riassuntivo ed esplicativo dei curatori: una tavola sinottica con tutti i processi intentati contro Pier Paolo Pasolini, una tavola impressionante per quanto fitta, a spiegare la condizione di perseguitato a cui Pasolini si sentiva condannato (i versi che aprono questo post sono tratti dalla poesia intitolata “La persecuzione).

Vale invece la pena di prendersi un po’ di tempo e visitare la Roma virtuale di Pasolini nel sito internet della mostra, ricco di informazioni e immagini:

http://www.pasoliniroma.com/#!/it/map/17

Pasolini Roma sarà a Berlino al Martin Gropius Bau fino al 5 gennaio:

http://www.berlinerfestspiele.de/de/aktuell/festivals/gropiusbau/programm_mgb/mgb14_pasolini/ausstellung_pasolini/veranstaltungsdetail_88022.php

Per finire in poesia, in malinconica e solitaria bellezza,  proponiamo una poesia che nella mostra si può sentire letta da Giorgio Bassani, e qui da Laura Betti: Marilyn

https://www.youtube.com/watch?v=hdaLHNZkzYw

“Se non riesci a dormire vuol dire che un poeta ti sogna sveglia”: il poeta turco Gökçenur Ç

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La morte sogna di sommare previdenza sociale, previdenza aggiuntiva e andarsene in pensione,

La morte, lucciola bionda, impara qualcosa da chiunque tocchi,

La morte non gradisce l’idea di trasferirsi in campagna,

La morte dice a Cüneyt ho visto tuo padre sta bene e ti bacia..

 

Poeta, organizzatore di scambi internazionali di poesia, traduttore, e anche ingegnere: il quarantatreenne Gökçenur Ç (abbreviazione che si pronuncia Ce) è uno dei lirici turchi più attivi e originali del panorama contemporanea. Sua è per esempio la poesia Maschera antigas, occhialini, antiacido e latte (l’equipaggiamento necessario per difendersi dai gas lacrimogeni della polizia), scrittaa caldo“ durante le proteste di Gezi park, pubblicata in tedesco dall’editore binooki.

E in italiano? Trovare poesia turca contemporanea ben tradotta – e soprattutto tradotta direttamente dall’originale (molto diffusa infatti è la prassi di tradurre da traduzioni) non è cosa facile. Un ottimo posto dove informarsi e trovare ottime versioni in italiano di molti lirici turchi contemporanei  è il blog defterpoesiaturca (www.defterposiaturca.wordpress.com) di Nicola Verderame, dottorando in cultura ottomana a Berlino ed esperto di lingua e letteratura turca.

È lui l’autore delle traduzioni di Ç, già presenti sul suo blog, che ci ha gentilmente concesso di ripubblicare qui. Godetevele.

 

Maschera antigas, occhialini, antiacido e latte

 

Quella mattina ti sei svegliato presto

E prima di dare uno sguardo ai giornali

Prima ancora di toccare il cellulare

Sei uscito in strada con una gioia insolita.

 

Pane caldo, burro, omelette con salame e the

Amore in un letto già disfatto

Prima della siesta.

 

Tutto era puro

Tutto era tranquillo

Tutto era perfetto

E intatto nella tua mente

Finchè quel gabbiano

Si posa sull’inferriata del balcone

Ti punta gli occhi addosso ed emette un hǣrrrǩĥ!

 

Poi hai scritto un sacco di poesie,

Pubblicato tre libri, ti sei rilassato.

Hai quattordici versi in testa, ancora non scritti.

Ma ancora non sai dove usare questa parola:

 

Hǣrrrǩĥ! dovrei dirlo più spesso che ti amo, non importa che tu lo senta o no

hǣrrrǩĥ! ho cancellato gli sms venuti dalla nebbia senza leggerli, fallo anche tu

hǣrrrǩĥ! se non riesci a dormire vuol dire che un poeta ti sogna sveglia

hǣrrrǩĥ! l’estate è arrivata, l’estate dello sciacallo Celebi, si deve brindare

hǣrrrǩĥ! ci asfissiano come insetti a Gezi Park

hǣrrrǩĥ! il cielo prevede la pioggia o la intuisce, ma questo all’estate non va chiesto

hǣrrrǩĥ! eri una telefonata di mattina presto a cui non ho risposto.

hǣrrrǩĥ! hai lasciato sul mio tavolo una matita rosicchiata e senza punta, ma non oso temperarla

hǣrrrǩĥ! mi hai gridato, la pioggia si stringeva a quel suono, le gocce non cadevano più ma mi volavano incontro

hǣrrrǩĥ! quella notte abbiamo dormito in posti diversi, ma sognando di imparare l’ebraico insieme

hǣrrrǩĥ! le cose pensate non sono poesia – informazione confermata, questo il messaggio da un numero sconosciuto

hǣrrrǩĥ! la solitudine mi brucia dentro, colpisce tutti, prendine nota e non dimenticarlo

hǣrrrǩĥ! i tuoi grandi denti, le lentiggini, gli occhi brillanti, gli orecchi concavi, i capelli setosi

hǣrrrǩĥ! sposami, ho tutto: maschera antigas, occhialini, antiacido e latte

 
 

 Sei lontana dal tuo paese, e io sono là

 

Sei lontana dal tuo paese, e io sono là

ogni giorno che passa la mia poesia

somiglia a lettere smarrite dalle poste:

 

Ti sei addormentata sul lungo sofà color banana,

lo chignon disfatto, gli occhiali sul punto di scivolarti dalle dita,

i resti di quattro o cinque mele nel piatto,

il pettine usato come segnalibro,

una copertina blu di Prussia sulle ginocchia,

forse sogni una scena teatrale con vecchie voci:

 

Sei in casa nostra, tua madre non è ancora impazzita,

mio fratello non è ancora stato coscritto

Zeki Müren canta alla radio

Adesso sei lontano”

tra un minuto interrompendo la canzone annunceranno

che le forze armate hanno preso il controllo

per la sicurezza e la salvezza nazionale,

fra un minuto dirai “devo andare via”

non posso venire, perché il turco…”

 

Avrai visto quest’opera mille volte,

ma quando sarai sul punto di svegliarti in un bagno di sudore

noterai un telegramma stropicciato sul grammofono:

 

../non svegliarti../:vento/ stop

cadere foglia secca../’sul tuo seno

come mie notizie../ stop

 

Sei lontana dal tuo paese immerso nel caos

io sono vivo, per il momento, e

innamorato, dubbioso e immune alle separazioni

 

 

 

Il link del blog defterpoesiaturca dove potete trovarle è questo: http://defterpoesiaturca.wordpress.com/tag/gokcenur-c/

Dall’Ucraina con furore: Serhij Zhadan

zhadan

In Italia lo si conosce per il romanzo Depeche Mode, pubblicato qualche anno fa da Castelvecchi. E per il pestaggio di cui lui, ucraino, è stato oggetto a Kiev,  durante una manifestazione da parte di un gruppo di filorussi.

Definito unanimamente l’”enfant prodige della letteratura russa” (anche se lui scrive rigorosamente in ucraino), Sergej Zhadan, classe 1974, ha all’attivo otto raccolte di poesie (è stato soprannominato  il “Rimbaud dell’Ucraina”) e una decina tra romanzi e racconti, tradotti in diverse lingue. In Germania, per esempio, è autore acclamato e ricercatissimo, invitato a molti festival e fiere: piacciono il suo stile scanzonatoe anarchico, il senso dell’assurdo, la sua poesia “punk” dalla “malinconia postproletaria”, come lo descrive il suo editore tedesco Suhrkamp.

Qui proponiamo una sua poesia in inglese, tanto per averne un assaggio:

 

LUKOIL

When Easter arrives and the sky becomes kinder
but everyone becomes more intense, saying, Easter, Resurrection Day
then the dead start to turn in the ground,
breaking up the cold clay with their elbows.
I’ve had to bury friends,
I know what it’s like to bury your friends in the dirt,
like a dog buries a bone,
and wait till the sky
becomes kinder.

There are social groups
for whom such rituals are very important,
I mean, first of all, mid-sized businesses.
Everyone has seen
the sorrow that envelopes these regional
representatives of Russian gas companies
when they descend on the boundless
cemetery fields, to bury in the ground
one more brother shot through the lungs;

everyone has heard the loud beat of their hearts
when they stand near the coffin
and wipe their stingy tears and runny noses against their
dolce & gabbana
slurping hennessy
from disposable
glasses.

“So, Kolya,” they say, “here’s to you and the hereafter.
In the great field of offshore business
we fall into the cold pools of oblivion,
like wild geese in the autumn with buckshot in our livers.”

“So,” they answer, “when we
send off our brother
on his long journey
into the radiant Valhalla of Lukoil
who will accompany him
through the dark caverns of purgatory?”

“Bitches,” they all say, “bitches
he’ll need bitches,
good bitches
expensive ones, without bad habits,
they will warm him in the winter
they will chill his blood in the spring,
on his left will lie a platinum blond,
on his right will lie a platinum blond,
and he won’t even notice he is dead.

Oh, death is a territory where
our credit won’t reach.
Death is the territory of oil,
let it cleanse his sins.
We’ll place his weapons at his feet, and gold,
and furs and finely ground pepper.
In his left hand we will place his newest nokia
and in his right an indulgence from Jerusalem.
But the main thing are the bitches,
two bitches, the main thing are two platinum bitches.”
“Yes, that’s the main thing,” everyone agrees.
“The main thing are the bitches,” they agree.
“The main-main thing,” adds Kolya from the casket.

We’re all sentimental at Easter time.
We stand and wait for the dead
to rise and come to us from the hereafter.
You become more interested in death
when you bury friends.

On the third day as they flank
the doors of the morgue, on the morning of the third day
he conquers death through death, after all, and walks out
from the crematorium, he sees
that they have all fallen asleep exhausted
after a three-day drinking spree
sprawled out on the grass,
in vomit-covered
dolce & gabbana.

Then quietly
so as not to wake them up
he takes from one of them
the charger for a nokia
and returns
to hell
to his
blonds.

La traduzione è presa dal sito http://www.poetryinternetionalweb.com