Il Gruppo 77 e il festival DialogArti

Dialogarti locandina

Se la montagna non va da Maometto….Ovvero: se il pubblico non si avvicina da sé alla poesia, tocca alla poesia andare dal pubblico. Scendere dalla torre d’avorio in cui spesso è relegata, interagire con i visitatori, con altre forme artistiche, e magari prendere possesso di un luogo atipico: in questo caso una ex fabbrica di cappelli e borse, Santevincenzidue, nel quartiere Cirenaica di Bologna, i cui spazi, nel fine settimana del 3-14-15 maggio 2016, saranno invasi da poesia, certo, ma anche da danza, fotografia, video…

È questa l’iniziativa del Gruppo 77, nato dall’incontro di un gruppo di persone appassionate di poesia in una storica vineria bolognese, che si propone proprio di diffondere la poesia tra il maggior numero di persone possibili e che per il secondo anno di seguito organizza un festival dall’indicativo nome di „DialogArti“. A dialogare, avvicinati dal tema comune dell’apnea esistenziale, saranno per esempio le fotografie di Mario Beltarmini, le delicate opere in fil di ferro dell’artista giapponese trapiantata a Bologna Chizu Kobayashi, l’installazione di musica, video iterattivi, poesia e danza di Premessa III” (coreografie di Sissj Bassani, Sara Magnani, Camilla Neri, musiche di Fabrizio Sirotti), solo per fare alcuni esempi.

Ospite di oggi è Alessandro Dall’Olio, uno dei fondatori del Gruppo, che ci racconta qualcosa di più:

Alessandro, come è nato il gruppo 77 e cosa ti/vi ha spinto ad occuparti attivamente di poesia?    Tre anni fa venni contattato dalla proprietaria di una enoteca (sensibile alla Cultura) per presentare i miei libri nel suo locale. Davanti alla sua gentilezza io, da perfido altruista quale sono, le chiesi: perché invece di presentare i miei libri e le mie poesie non mi dà la possibilità di fare una rassegna in modo da fare ascoltare tante voci, e non solo la mia? Sinceramente ero stufo del modo ombelicale di alcuni ambienti letterari dove il modus vivendi è “me, myself and I” oppure “Io so, voi no”. Quindi con le sole mie forze ho ideato la rassegna Portici Poetici, avvicinando le voci di chi scrive in versi a Bologna (per nascita, per domicilio o per ispirazione). Volevo che autori conosciuti e autori sconosciuti potessero incontrarsi. E soprattutto incontrassero il pubblico e lo avvicinassero. Insomma, a seguito del successo della manifestazione che si è tenuta in via S. Stefano 77 (quindi 77 come numero civico), alcuni autori e alcuni veri amanti della poesia che si sono conosciuti solo grazie alla rassegna hanno voluto continuare a trovarsi per confrontarsi, discutere, includere e conoscere. Un modo di stare insieme, di ricreare comunità, come fin dall’antichità era primo risultato del fare poesia.

Il Gruppo 77 organizza per il secondo anno il festival DialogArti: ci puoi spiegare di cosa si tratta?    Con Il Gruppo 77 abbiamo sempre cercato di portare i nostri reading/spettacoli al maggior pubblico possibile nel miglior modo possibile, affiancando al valore letterario dei nostri versi altre forme artistiche: videoproiezioni, musica dal vivo, danza… Si sa, in tanti ambienti – culturali e non – quasi tutto è egoriferito: i poeti parlano solo con i poeti, i musicisti parlano solo con i musicisti, gli imbianchini parlano solo con gli imbianchini, i cuochi con i cuochi. Ho sempre cercato di far sì, invece, che tutti potessero parlare con tutti e non restringessero ancora il nostro comune vivere in gabbie egoistiche e recinti autoeretti. Il linguaggio poetico abbraccia tutti i modi e le possibilità, e in questo periodo in cui opportunismo, egoismo e snobismo sono quasi un esercizio quotidiano, la poesia ha il dovere di scendere per le strade e invitare alla delicatezza nelle relazioni umane. Quando ho pensato all’ideazione e alla progettazione di DialogArti per me è stata la naturale conseguenza del lavoro fatto con il Gruppo 77: organizzare un festival sulla possibilità di vicinanza e condivisione – attraverso la Poesia – delle differenti forme artistiche che si fondono, mediante il filo conduttore delle arti che si parlano, si coinvolgono, si contaminano. Fotografi, artisti visivi, ballerine, videomaker, scultori, street-artist, musicisti, che si riuniscono nello stesso magnifico spazio espositivo e dialogano tra loro. Viviamo in un clima sociale di perenne conflitto, ma è nell’incontro con l’altro che si forma il pensiero. Non certo restando sulla propria polverosa poltrona a sentenziare dei mali letterari dei nostri tempi, senza fare nulla oltre a criticare inutilmente e sterilmente. Trovare bei luoghi e avvicinare la gente è sempre un bel gesto, secondo me. In fondo la radice della parola poesia è poiein: fare. Se siamo poeti, onoriamone almeno la forza evocativa dell’etimo. Dialogarti danza

Secondo te esistono arti che “dialogano” meglio le une con le altre? E  qual è stato il vostro criterio di scelta per le forme artistiche del festival? Non ci sono, credo, arti che dialogano meglio tra di loro. Credo che ci siano artisti capaci di guardare oltre il proprio palmo di naso e conseguentemente capaci di dialogare. Quest’anno, ad esempio, un tema comune attraversa il Festival DialogArti: l’apnea esistenziale, il respiro corto della società. E devo dire che tutti gli artisti presenti sono stati entusiasti nell’accogliere questo “terreno comune”. Ho già visto in fase di allestimento menti e cuori perfettamente allineati. La bellezza, il rapporto adeguato tra contenuto e contenente, è ciò che incoraggia il dialogo e uindi la riflessione.

Quali sono le altre iniziative del Gruppo 77? In questi tre anni abbiamo organizzato, ideato e allestito circa 70 eventi in giro per l’Italia. “La geografia un destino” sulle ragioni dei migranti l’abbiamo rappresentata tre volte, in Emilia Romagna e in Veneto, lo spettacolo “Poeros” – che è divenuto anche una raccolta poetica edita da Samuele Editore – quattro volte (a Bologna, a San Mauro Pascoli, durante il Festivaletteratura di Mantova e a Trieste), e tanto altro ancora. Ad onore del cammino che condivido con chi segue gli importanti passi del Gruppo 77, ci tengo a sottolineare che lo scorso anno siamo stati l’unico gruppo poetico italiano ad essere invitato – e magnificamente accolto – al Festival Mondiale di Letteratura di Cork, in Irlanda. Il 21 maggio, il fine settimana subito dopo DialogArti, partiremo per Mantova dove il Festival Internazionale di Poesia Virgilio ci accoglierà per il secondo anno consecutivo.

Come reagisce secondo la tua esperienza il pubblico alle performance di poesia?La poesia regala un’ampiezza espressiva molto più vasta della realtà stessa, dal presente si consegna al futuro, perché alla fine potrebbe rimanerci solo la nostalgia di una vita sprecata e di tante occasioni perdute. Allora, almeno che rimanga quello che di veramente buono abbiamo fatto allargando le braccia per accogliere e distendendo i sorrisi sui volti. Avvicinando con i fatti chi ci sembrava distante. La poesia dovrebbe creare varchi, spazi di aperture, gentili respiri di prospettive. Portare nelle nostre vite un supplemento di significato. Conoscenza e riconoscenza. Qualsiasi opera, letteraria o artistica, ha bisogno di trasmittente e ricevente, gli artisti e il pubblico. Senza chi ti legge o chi ti ascolta l’opera è muta, incompiuta. Come disse il poeta e saggista Gianmario Lucini: “Non si scrive per i propri cassetti. Si scrive solo perché qualcuno ci legga”. La poesia ha tante espressioni e mutazioni, evoluzioni e involuzioni. Ma credo che il pubblico (eventuale) vada sempre rispettato e non preso in giro. Quando dici a qualcuno che scrivi poesie la prima reazione è spesso: “Voi poeti pensate sempre al suicidio!”, “Siete sempre tristi e scrivete parole in fila a caso…”, “L’ultima volta che sono stato a una lettura di poesia c’era uno che si sdraiava per terra e un altro girato di spalle che emetteva suoni…”. La responsabilità di questi luoghi comuni è di chi ha contribuito a mandare questi messaggi e facendolo ha allontanato le persone da questa straordinaria forma letteraria. Chiudendo porte, anziché aprirle. Usando l’incomunicabilità o il nonsense come elemento elitario e saccente. Maria Luisa Spaziani (poetessa tre volte candidata al Nobel) lo diceva: “Non perdonerò mai a certe avanguardie letterarie di avere promosso l’inintelleggibilità come elemento distintivo, allontanando definitivamente tanti giovani dalla poesia”. Qual è allora il valore letterario? E’ quando qualche parente o qualche recensore amico ti dice che il tuo libro è bello o quando persone a te sconosciute si avvicinano ai tuoi versi conquistati veramente dal tuo scrivere? Per parte mia non avrei dubbi nel scegliere sempre la seconda ipotesi. Perché i poeti sanno ridere, sanno vivere e sanno stare assieme.

Dialogarti artista giapponese

opera dell’artista Chizu Kobayashi

Il festival Dialogarti si svolgerà il13-14-15 maggio 2016 al loft Santevincenzidue (via Sante Vincenzi 2, quartiere Cirenaica).

La pagina web del Gruppo 77 e sue iniziative è questa
http://www.gruppo77poesia.it

La pagina facebook è: https://www.facebook.com/DialogArti-206557116376670/?fref=nf

Qui un link a uno dei video di presentazione del Festival

 

Le parole necessarie

Segnalo qui un evento che mi sta particolarmente a cuore. Ho sempre pensato che la poesia abbia l’incarico di dire il dolore – dirlo là dove non si vorrebbe guardare, dove si preferisce far finta di niente, o usare finte parole consolatorie. E la poesia sa dire anche la m12983942_1095500090512989_2539945790213310222_oalattia, trovare parole per l’innominabile e in questo modo renderlo condivisibile. L’iniziativa “Le parole necessarie” del Centro di poesia di Bologna nasce proprio per questo: dare voce al mondo solo apparentemente muto e asettico degli ospedali, a chi ci lavora, a chi ci soffre, alle famiglie dei malati. Il Laboratorio di Poesia sarà tenuto da Tommaso Di Dio (un poeta che tra l’altro mi piace molto, spero di avere occasione di parlarne presto). L’appuntamento sarà ogni martedì dal 10 al 31 maggio alle ore 17.00 presso il Padiglione 23 del Policlinico di Sant’Orsola.

Comincia il settembre dei festival: il 29 agosto al via Parolario, letteratura, poesia, filosofia sul lago di Como

villa Gallia

Cari lettori di poesia, è ora di alzarsi dal divano e programmare qualche viaggio su e giù per l’Italia. Si avvicina settembre e con lui i festival di letteratura. Il primo a partire, con un programma molto nutrito (l’aggettivo non è casuale, visto che si parla anche molto di cibo), è Parolario. Si parla di letteratura, filosofia, storia, architettura, gastronomia e poesia, con vari appuntamenti (per esempio il film dedicato alla “vita irrimediabile” della poetessa Antonia Pozzi programmato per il 3 settembre), la presentazione dell’antologia 2014 del premio di Letteratura Città di Como (il 6 settembre), e un incontro con Lorenzo Morandotti, poeta che è stato nostro ospite poco tempo fa (il 30 agosto), in occasione del suo libro di aforismi Crani e topi . Molto poetici anche i luoghi: dalle ville neoclassiche che punteggiano la riva del Lario tra Como e Cernobbio, a posti più “alternativi”, come lo storico Hangar degli idrovolanti. Qui il programma:

http://parolario.it/Parolario-2014/Programma

Molti eventi saranno presentati in collaborazione con la rivista Satisfaction.me,  per esempio i colloqui con il romanziere -architetto Gianni Biondillo: http://www.satisfiction.me/satisfiction-parolario-gli-eventi-2014/

Poesia da vedere? Sì, con i festival di videopoesia

zebra film festival 2014

Mai pensato, le poesie, di ascoltarle e soprattutto di guardarle, invece di leggerle?

Un genere – poco conosciuto ma non per questo meno affascinante – è quello della videopoesia. E si moltiplicano i festival e le iniziative che mostrano video montati su versi di poeti conosciuti o scritti per l’occasione.

In Italia segnalo il concorso legato al festival della poesia di Treviglio, i cui video vincitori delle scorse edizioni si possono vedere alla pagina www.videopoesia.org. A Roma tenete d’occhio il Roma poetry film festival (www.doctorclip.org). Per il 2014 non è ancora previsto niente, ma non si sa mai.

Un festival che si svolge regolarmente è il Zebra Film Festival di Berlino. Se siete nella capitale tedesca a fine ottobre, non perdetevelo: http://www.literaturwerkstatt.org/en/zebra-poetry-film-festival/das-zebra-poetry-film-festival/about/

Nella prima settimana di novembre, invece, la videopoesia si sposta a Vienna, per l’Art visuals and Poetry Film Festival (http://www.poetry.or.at/).

Ad Atene a dicembre sarà il turno dell’International Poetry Film festival (http://theinstituteinfo.blogspot.gr/). E in Olanda tenete d’occhio il Felix Poetry Festival: l’edizione di quest’anno è stata a giugno, ma gli organizzatori sono molto attivi: http://filmpoem.com/.

Insomma, non mi resta che augurarvi buona visione!

Non sempre le Muse bevono il tè. Dal Sudafrica la voce di Philippa Yaa De Villiers

 

Vengo da una tradizione orale e la mia poesia è fatta per essere letta ad alta voce, è fatta per essere vissuta e comunicata”. La voce della sudafricana Philippa Yaa De Villiers è sonora e irresistibile già quando parla in prosa; figuarsi quando recita le sue poesie; poesie che sono appunto costruite in gran parte su musicalità e ritmo. “Amo la ripetizione – spiega la poetessa ad un incontro organizzato a Berlino nell’ambito del Poesiefestival -. La ripetizione, la costruzione di uno schema sono ciò che ci permette di mettere ordine in quel grande caos che è la realtà”.

E di realtà caotiche e drammatiche la De Villiers se ne intende. Nata nel 1966, cresce nel Sudafrica delle lotta contro l’Apartheid e contro le ingiustizie sociali e razziali presenti nel suo paese: “Un sogno ancora da realizzare”, commenta. Le sue poesie si confrontano con la povertà, con la mancanza di libertà, con l’ingiustizia. Sono ritratti, piccole epopee di gente altrimenti senza voce, mai retoriche, anzi, con quel twist di ironia – alle volte malinconica, alle volte compassionevole, alle volte durissima – che le rende preziose, al di là dell’apparente facilità e orecchiabilità.

Ecco un esempio:

Musa

Dico alla mia Musa: Sei sempre qui a perdere tempo.

Lei è a letto a leggere poesie. Dico:

Altre Muse devono portare acqua per miglia e miglia.

Lei mi prega di prepararle un tè.

Dalla cucina le grido: “Non è che vuoi anche un biscotto?”

Non è necessario, dice lei. Non è avida o cose così e ripete

almeno due volte al giorno che mi ama.

Lo stesso ho l’impressione che mi stia sfruttando.

Di questi tempi non si riesce a trovare nessuno di affidabile, tutto qui.

Nel mezzo della notte

si aggira per la casa

e io dico, torna a letto,

lei risponde : Psssst…Non senti come si amano le foglie

con che grave peso batte il cuore delle case.

Una gru scava nelle tasche dei monti…

E io resto ferma in ascolto

ma sento solo il suo respiro

vedo la città sorpresa

ribollire

nello specchio

dei suoi occhi come fanali.

 

Un esempio della sua poesia dal vivo qui: 

 

Genova città poetica: al via il Festival di poesia Parole Spalancate

Montee vers Castelletto

“Genova mia città intera. / Geranio. Polveriera.” cantava Giorgio Caproni in Litania, la sua dichiarazione d’amore alla città.

E dalla Genova con quel mare scuro che si muove anche di notte, ai vicoli dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi (Paolo Conte e De Andrè), alla città dove sentirsi nello stesso tempo sperduti e a casa, bambini e stranieri, come scrive Paul Valéry, Genova è sempre stata città poetica per eccellenza.

Io a Genova mi sono persa e sperduta e ritrovata parecchie volte l’anno scorso, seguendo la parte finale del’annuale festival di poesia tra caruggi, scalinate e piazzette ombrose di magnolie,con struggenti scorci sui tetti grigi e il mare. Ho ascoltato voci dall’Italia, dalla Francia, dal Marocco, dai Balcani, dalla Grecia, e approfittato delle pause per un bella frittura a Sottoripa o una farinata in via Del Campo (tanto per unire il dilettevole al dilettevole).

Quest’anno il Festival “Parole spalancate”, organizzato dal poeta Claudio Pozzani, arriva alla ventesima edizione e propone un programma ricchissimo: oggi la poesia del Mediterraneo di Voix Vives, e poi, da domani e per tutta la settimana appuntamenti con poeti da tutto il mondo (il nome più di richiamo è Michel Houellebecq, ma secondo me il bello di un festival è ascoltare non solo i personaggi già conosciuti, ma lasciarsi andare alla scoperta delle novità), spettacoli (per esempio Pippo del Bono), una ventiquattr’ore di letture di poesia il 13 giugno, percorsi attraverso la città dedicati per esempio a Paul Valéry o a Dino Campana, e per noi golosi gli “aperitivi poetici”. Qui trovate il programma dettagliato.

http://www.festivalpoesia.org/blog/parolespalancate-programma

A me rimangono i versi di Caproni: “Genova dove non vivo. Mio nome, sostantivo”. Voi, se ci abitate più vicini, andateci.

Vi consiglio anche una guida turistica un po’ speciale, per scoprire la città da una prospettiva diversa rispetto al solito acquario:“Mi sono perso  a Genova” di Maurizio Maggiani.

O rileggetevi un’altra poesia di Giorgio Caproni, attendendo di prendere l’ascensore che sale al belvedere di Castelletto:

L’Ascensore

Quando andrò in paradiso
non voglio che una campana
lunga sappia di tegola
all’alba – d’acqua piovana.

Quando mi sarò deciso
d’andarci, in paradiso
ci andrò con l’ascensore
di Castelletto, nelle ore notturne,
rubando un poco
di tempo al mio riposo.

Ci andrò rubando (forse
di bocca) dei pezzettini
di pane ai miei due bambini.
Ma là sentirò alitare
la luce nera del mare
fra le mie ciglia, e… forse
(forse) sul belvedere
dove si sta in vestaglia,
chissà che fra la ragazzaglia
aizzata (fra le leggiadre
giovani in libera uscita
con cipria e odor di vita
viva) non riconosca
sotto un fanale mia madre.

Con lei mi metterò a guardare
le candide luci sul mare.
Staremo alla ringhiera
di ferro – saremo soli
e fidanzati, come
mai in tanti anni siam stati.
E quando le si farà a puntini,
al brivido della ringhiera,
la pelle lungo le braccia,
allora con la sua diaccia
spalla se n’andrà lontana:
la voce le si farà di cera
nel buio che la assottiglia,
dicendo “Giorgio, oh mio Giorgio
caro: tu hai una famiglia.”

E io dovrò ridiscendere,
forse tornare a Roma.
Dovrò tornare a attendere
(forse) che una paloma
bianca da una canzone per radio,
sulla mia stanca
spalla si posi. E alfine
(alfine) dovrò riporre
la penna, chiuder la càntera:
“È festa”, dire a Rina
e al maschio, e alla mia bambina.

E il cuore lo avrò di cenere
udendo quella campana,
udendo sapor di tegole,
l’inverno dell’acqua piovana.

Ma no! se mi sarò deciso
un giorno, pel paradiso
io prenderò l’ascensore
di Castelletto, nelle ore
notturne, rubando un poco
di tempo al mio riposo.

Ruberò anche una rosa
che poi, dolce mia sposa,
ti muterò in veleno
lasciandoti a pianterreno
mite per dirmi: “Ciao,
scrivimi qualche volta,”
mentre chiusa la porta
e allentatosi il freno
un brivido il vetro ha scosso.

E allora sarò commosso
fino a rompermi il cuore:
io sentirò crollare
sui tegoli le mie più amare
lacrime, e dirò “Chi suona,
chi suona questa campana
d’acqua che lava altr’acqua
piovana e non mi perdona?”

E mentre, stando a terreno,
mite tu dirai: “Ciao, scrivi,”
ancora scuotendo il freno
un poco i vetri, tra i vivi
viva col tuo fazzoletto
timida a sospirare
io ti vedrò restare
sola sopra la terra:

proprio come il giorno stesso
che ti lasciai per la guerra.

“Considero valore ogni forma di vita”. La poesia di Erri De Luca, qui e in molte piazze italiane, per la giornata di solidarietà con lo scrittore.

 

Dalla pagine fb di Erri De Luca

Oggi è la giornata di solidarietà con Erri De Luca, contro cui inizia domani un processo a causa di alcune dichiarazioni fatte dallo scrittore sulla necessità di fermare i lavori della TAV.

Contribuisco nel mio piccolo con due sue poesie: una in lettura e una in video, recitata da lui.

Io ho avuto la fortuna di conoscerlo e di presentarlo in un incontro a Como, molto tempo fa. Lui aveva già allora la faccia più poetica che io avessi mai visto: un labirinto di rughe e di solchi che ti veniva voglia di metterci un dito dentro per seguirli e vedere dove andavano a finire. Non l’ho fatto, ovviamente: mi sono solo limitata a chiedergli, un po’ ingenuamente, se non avesse freddo, visto che era sceso dal treno alla stazione di Como coi piedi nudi in un paio di sandali, i capelli rasati e una giacca leggera ben poco adatti alla gelida serata autunnale. La risposta era stata secca: „No, perché?“

Erri De Luca divide: è di moda o amarlo o odiarlo senza mezzi termini. Io di lui ho il ricordo di una persona essenziale, in cui nulla è superfluo; di un’aura francescana che si era ammorbidita a cena, con qualche bicchiere di vino, e dello scintillio divertito nei suoi occhi azzurri; e soprattutto ho il piacere sempre rinnovato, nella lettura, delle sue frasi raccolte, precise, pregnanti, frasi che se cambi o sposti un solo termine tutto cambia di segno. Frasi come poesia, insomma.

Di poesie vere e proprie De Luca ha pubblicato quattro raccolte, per Feltrinelli ed Einaudi. L’ultima (Einaudi) si intitola „Bizzarrie della provvidenza“.

Vi segnalo solo due manifestazioni di solidarietà (ma ce ne sono moltissime altre): una a Torino, alla Feltrinelli di piazza CLN, dove ci sarà una lettura pubblica delle sue poesie, e l’altra nella città dove vivo, a Berlino, alla libreria Mondolibro, dove alle 20.30 si terrà un concerto del musicista Leo Pari e tutti sono invitati a portare un libro di De Luca e leggere il proprio passaggio preferito.

VALORE

 

DUE

Quando saremo due saremo veglia e sonno
affonderemo nella stessa polpa
come il dente di latte e il suo secondo,
saremo due come sono le acque, le dolci e le salate,
come i cieli, del giorno e della notte,
due come sono i piedi, gli occhi, i reni,
come i tempi del battito
i colpi del respiro.
Quando saremo due non avremo metà
saremo un due che non si può dividere con niente.
Quando saremo due, nessuno sarà uno,
uno sarà l’uguale di nessuno
e l’unità consisterà nel due.
Quando saremo due
cambierà nome pure l’universo
diventerà diverso.

Ecco i link agli eventi:

http://www.einaudi.it/speciali/Per-Erri-De-Luca.-Letture-di-poesia-a-Torino

 http://www.mondolibro.de/4.html

 

 

 

 

 

Poesia in riva al mare: perché no? Il Festival di poesia del Mediterraneo “Voix vives”.

Mettiamo che vogliate leggere poesie contemporanee. Mettiamo che non siate esperti del settore, che non abbiate liste di letteratura critica, che non abbiate amici poeti che vi consigliano, e che le librerie nelle vostre vicinanze abbiano un reparto dedicato alla poesia che contiene giusto il repertorio di default, un paio di Baudelaire e le raccolte di Gibran e Hesse.

Non vi rimane che affidarvi ai motori di ricerca. E qui il gioco si fa duro: non perché ci sia troppo poco, ma perché c’è troppo. A chi affidarsi? Cosa leggere? Dove? E queste lunghe, infite liste di nomi, bisogna cliccarli tutti?

È per questo che mi piacciono i festival di poesia: mi semplificano le cose. Mi servono i bocconcini, diciamo, sul piatto, e spesso si tratta di prelibatezze.

E ascoltare la poesia letta in lingua originale dagli autori è – nella maggior parte dei casi – una prelibatezza ulteriore.

Certo, direte voi, si tratta di un hobby un po’ costoso, frequentare festival di poesia in giro per il mondo.

La buona notizia è che spesso queste manifestazioni vengono organizzate in posti bellissimi – e magari fuori dai giri dei percorsi turistici più battuti. Posti da scoprire, insomma. Quindi si possono abbinare vacanze e poesie. Se volete programmarvi le ferie curiosando tra qualche festival, ecco un primo consiglio.

Il festival che personalmente mi fa più gola è il Festival che si svolge a Sète, nel sud della Francia, ogni luglio. Non solo Sète è la città natale di Paul Valéry, è anche una cittadina deliziosa su una lingua di terra tra una laguna e il mare. E il festival “Voix vives”, “Voci vive”, dedicato alla poesia del Mediterraneo (con ospiti degli “altri Mediterranei del mondo”, per esempio il Sud America), ha una grande tradizione e un programma assolutamente appetitoso. Interessanti e ben curate sono anche le antologie annuali pubblicate in occasione del festival.

Ecco il sito ufficiale di Voix Vives, quest’anno dal 18 al 26 luglio.

http://voixvivesmediterranee.com

Se Sète non vi interessa, ma i poeti sì, potete andare alle altre manifestazioni del Festival, in tre città (tutte bellissime) del Mediterraneo.

Il prossimo appuntamento sarà questo venerdì e sabato a Tunisi, nel quartiere di Sidi Bou Saïd:

http://voixvivesmediterranee.com/sidibousaid/

 

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Poi sarà ci sarà una tappa a Genova (in occasione del Festival della poesia di Genova), il 6/7 giugno. Il vantaggio di andare a Genova (oltre al fatto che Genova è una città tutta da scoprire): le poesie sono tradotte in italiano…

http://voixvivesmediterranee.com/genova/it/

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Per finire con Toledo il 5/6/7 settembre:

http://voixvivesmediterranee.com/toledo/

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(Immagini tratte dal sito di “Voix Vives”)

 

Articolo da abbinare possibilmente a: Pastis profumato da sorseggiare in riva al mare, fiume, lago, o pozzanghera, in mancanza di meglio.