Il Gruppo 77 e il festival DialogArti

Dialogarti locandina

Se la montagna non va da Maometto….Ovvero: se il pubblico non si avvicina da sé alla poesia, tocca alla poesia andare dal pubblico. Scendere dalla torre d’avorio in cui spesso è relegata, interagire con i visitatori, con altre forme artistiche, e magari prendere possesso di un luogo atipico: in questo caso una ex fabbrica di cappelli e borse, Santevincenzidue, nel quartiere Cirenaica di Bologna, i cui spazi, nel fine settimana del 3-14-15 maggio 2016, saranno invasi da poesia, certo, ma anche da danza, fotografia, video…

È questa l’iniziativa del Gruppo 77, nato dall’incontro di un gruppo di persone appassionate di poesia in una storica vineria bolognese, che si propone proprio di diffondere la poesia tra il maggior numero di persone possibili e che per il secondo anno di seguito organizza un festival dall’indicativo nome di „DialogArti“. A dialogare, avvicinati dal tema comune dell’apnea esistenziale, saranno per esempio le fotografie di Mario Beltarmini, le delicate opere in fil di ferro dell’artista giapponese trapiantata a Bologna Chizu Kobayashi, l’installazione di musica, video iterattivi, poesia e danza di Premessa III” (coreografie di Sissj Bassani, Sara Magnani, Camilla Neri, musiche di Fabrizio Sirotti), solo per fare alcuni esempi.

Ospite di oggi è Alessandro Dall’Olio, uno dei fondatori del Gruppo, che ci racconta qualcosa di più:

Alessandro, come è nato il gruppo 77 e cosa ti/vi ha spinto ad occuparti attivamente di poesia?    Tre anni fa venni contattato dalla proprietaria di una enoteca (sensibile alla Cultura) per presentare i miei libri nel suo locale. Davanti alla sua gentilezza io, da perfido altruista quale sono, le chiesi: perché invece di presentare i miei libri e le mie poesie non mi dà la possibilità di fare una rassegna in modo da fare ascoltare tante voci, e non solo la mia? Sinceramente ero stufo del modo ombelicale di alcuni ambienti letterari dove il modus vivendi è “me, myself and I” oppure “Io so, voi no”. Quindi con le sole mie forze ho ideato la rassegna Portici Poetici, avvicinando le voci di chi scrive in versi a Bologna (per nascita, per domicilio o per ispirazione). Volevo che autori conosciuti e autori sconosciuti potessero incontrarsi. E soprattutto incontrassero il pubblico e lo avvicinassero. Insomma, a seguito del successo della manifestazione che si è tenuta in via S. Stefano 77 (quindi 77 come numero civico), alcuni autori e alcuni veri amanti della poesia che si sono conosciuti solo grazie alla rassegna hanno voluto continuare a trovarsi per confrontarsi, discutere, includere e conoscere. Un modo di stare insieme, di ricreare comunità, come fin dall’antichità era primo risultato del fare poesia.

Il Gruppo 77 organizza per il secondo anno il festival DialogArti: ci puoi spiegare di cosa si tratta?    Con Il Gruppo 77 abbiamo sempre cercato di portare i nostri reading/spettacoli al maggior pubblico possibile nel miglior modo possibile, affiancando al valore letterario dei nostri versi altre forme artistiche: videoproiezioni, musica dal vivo, danza… Si sa, in tanti ambienti – culturali e non – quasi tutto è egoriferito: i poeti parlano solo con i poeti, i musicisti parlano solo con i musicisti, gli imbianchini parlano solo con gli imbianchini, i cuochi con i cuochi. Ho sempre cercato di far sì, invece, che tutti potessero parlare con tutti e non restringessero ancora il nostro comune vivere in gabbie egoistiche e recinti autoeretti. Il linguaggio poetico abbraccia tutti i modi e le possibilità, e in questo periodo in cui opportunismo, egoismo e snobismo sono quasi un esercizio quotidiano, la poesia ha il dovere di scendere per le strade e invitare alla delicatezza nelle relazioni umane. Quando ho pensato all’ideazione e alla progettazione di DialogArti per me è stata la naturale conseguenza del lavoro fatto con il Gruppo 77: organizzare un festival sulla possibilità di vicinanza e condivisione – attraverso la Poesia – delle differenti forme artistiche che si fondono, mediante il filo conduttore delle arti che si parlano, si coinvolgono, si contaminano. Fotografi, artisti visivi, ballerine, videomaker, scultori, street-artist, musicisti, che si riuniscono nello stesso magnifico spazio espositivo e dialogano tra loro. Viviamo in un clima sociale di perenne conflitto, ma è nell’incontro con l’altro che si forma il pensiero. Non certo restando sulla propria polverosa poltrona a sentenziare dei mali letterari dei nostri tempi, senza fare nulla oltre a criticare inutilmente e sterilmente. Trovare bei luoghi e avvicinare la gente è sempre un bel gesto, secondo me. In fondo la radice della parola poesia è poiein: fare. Se siamo poeti, onoriamone almeno la forza evocativa dell’etimo. Dialogarti danza

Secondo te esistono arti che “dialogano” meglio le une con le altre? E  qual è stato il vostro criterio di scelta per le forme artistiche del festival? Non ci sono, credo, arti che dialogano meglio tra di loro. Credo che ci siano artisti capaci di guardare oltre il proprio palmo di naso e conseguentemente capaci di dialogare. Quest’anno, ad esempio, un tema comune attraversa il Festival DialogArti: l’apnea esistenziale, il respiro corto della società. E devo dire che tutti gli artisti presenti sono stati entusiasti nell’accogliere questo “terreno comune”. Ho già visto in fase di allestimento menti e cuori perfettamente allineati. La bellezza, il rapporto adeguato tra contenuto e contenente, è ciò che incoraggia il dialogo e uindi la riflessione.

Quali sono le altre iniziative del Gruppo 77? In questi tre anni abbiamo organizzato, ideato e allestito circa 70 eventi in giro per l’Italia. “La geografia un destino” sulle ragioni dei migranti l’abbiamo rappresentata tre volte, in Emilia Romagna e in Veneto, lo spettacolo “Poeros” – che è divenuto anche una raccolta poetica edita da Samuele Editore – quattro volte (a Bologna, a San Mauro Pascoli, durante il Festivaletteratura di Mantova e a Trieste), e tanto altro ancora. Ad onore del cammino che condivido con chi segue gli importanti passi del Gruppo 77, ci tengo a sottolineare che lo scorso anno siamo stati l’unico gruppo poetico italiano ad essere invitato – e magnificamente accolto – al Festival Mondiale di Letteratura di Cork, in Irlanda. Il 21 maggio, il fine settimana subito dopo DialogArti, partiremo per Mantova dove il Festival Internazionale di Poesia Virgilio ci accoglierà per il secondo anno consecutivo.

Come reagisce secondo la tua esperienza il pubblico alle performance di poesia?La poesia regala un’ampiezza espressiva molto più vasta della realtà stessa, dal presente si consegna al futuro, perché alla fine potrebbe rimanerci solo la nostalgia di una vita sprecata e di tante occasioni perdute. Allora, almeno che rimanga quello che di veramente buono abbiamo fatto allargando le braccia per accogliere e distendendo i sorrisi sui volti. Avvicinando con i fatti chi ci sembrava distante. La poesia dovrebbe creare varchi, spazi di aperture, gentili respiri di prospettive. Portare nelle nostre vite un supplemento di significato. Conoscenza e riconoscenza. Qualsiasi opera, letteraria o artistica, ha bisogno di trasmittente e ricevente, gli artisti e il pubblico. Senza chi ti legge o chi ti ascolta l’opera è muta, incompiuta. Come disse il poeta e saggista Gianmario Lucini: “Non si scrive per i propri cassetti. Si scrive solo perché qualcuno ci legga”. La poesia ha tante espressioni e mutazioni, evoluzioni e involuzioni. Ma credo che il pubblico (eventuale) vada sempre rispettato e non preso in giro. Quando dici a qualcuno che scrivi poesie la prima reazione è spesso: “Voi poeti pensate sempre al suicidio!”, “Siete sempre tristi e scrivete parole in fila a caso…”, “L’ultima volta che sono stato a una lettura di poesia c’era uno che si sdraiava per terra e un altro girato di spalle che emetteva suoni…”. La responsabilità di questi luoghi comuni è di chi ha contribuito a mandare questi messaggi e facendolo ha allontanato le persone da questa straordinaria forma letteraria. Chiudendo porte, anziché aprirle. Usando l’incomunicabilità o il nonsense come elemento elitario e saccente. Maria Luisa Spaziani (poetessa tre volte candidata al Nobel) lo diceva: “Non perdonerò mai a certe avanguardie letterarie di avere promosso l’inintelleggibilità come elemento distintivo, allontanando definitivamente tanti giovani dalla poesia”. Qual è allora il valore letterario? E’ quando qualche parente o qualche recensore amico ti dice che il tuo libro è bello o quando persone a te sconosciute si avvicinano ai tuoi versi conquistati veramente dal tuo scrivere? Per parte mia non avrei dubbi nel scegliere sempre la seconda ipotesi. Perché i poeti sanno ridere, sanno vivere e sanno stare assieme.

Dialogarti artista giapponese

opera dell’artista Chizu Kobayashi

Il festival Dialogarti si svolgerà il13-14-15 maggio 2016 al loft Santevincenzidue (via Sante Vincenzi 2, quartiere Cirenaica).

La pagina web del Gruppo 77 e sue iniziative è questa
http://www.gruppo77poesia.it

La pagina facebook è: https://www.facebook.com/DialogArti-206557116376670/?fref=nf

Qui un link a uno dei video di presentazione del Festival