Lario
Non hai più labbra dure
zigomi alteri, quell’andatura
incastrata tra gli scaffali
Nelle strade serali hai chiuso
l’ultima serranda
Ma traluce ancora a tratti
la mobile quiete dell’acqua
la memoria di cerchi bianchi
il novembre senza sponde
Indulgente, tu?
No. Solo una debole
muta fratellanza nell’eco dell’asfalto
nell’avvilirsi urbano
dell’inverno, nello stridore
discorde dei giorni
oltre l’inconsistenza affaticata
degli adulti, le ansie
splendide dei figli
oltre tutti i fatti bruti
il pacato sguardo del legno
il trapestio delle voci
il docile sfuggire del tempo
sui pontili del Lario
Immagine di copertina di Ines Pellegrino